tempo determinato

Il contratto nazionale dello spettacolo, discussioni e proposte
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62mario
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tempo determinato

Messaggio da 62mario »

salve, una richiesta: con il tempo determinato come avviene il rinnovo del contratto e dopo quanti mesi o anni o numero di contratti determinati avviene il passaggio all'indeterminato? o se non vogliono passarti all'indeterminato quali sono le procedure che usano i proprietari dei multiplex per tenerti al determinato ? grazie

peugeot206
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Re: tempo determinato

Messaggio da peugeot206 »

ciao, in teoria (perchè ormai si parla sempre di teoria) dopo il secondo rinnovo immediato passi all'indeterminato. da me di solito fanno stare fermo il dipendente almeno 20gg e poi lo riprendono. ma da due anni o poco piu c'è la storia dei 36 mesi. cioè dopo 36 mesi di effettivo lavoro la ditta è costretta a tenerti a indeterminato. quindi a quel punto ti lasciano a casa e cambiano il personale.
spero di esserti stata utile

ciao

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Antonio Marcheselli
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Re: tempo determinato

Messaggio da Antonio Marcheselli »

quindi a quel punto ti lasciano a casa e cambiano il personale.
professionale!
Sono sale per grandi pubbici e ciò rende doverose proiezioni per grandi popolazioni
Spettatore Anonimo

Fbrighi
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Re: tempo determinato

Messaggio da Fbrighi »

Una domanda, relativamente a questa questione dei 36 mesi. Trattandosi di contratti a tempo determinato, se anche io sfruttassi tutti i 36 mesi a disposizione (con le dovute pause per evitare l'assunzione) e alla fine non assumessi in pianta stabile il dipendente ... non è che automaticamente mi venga anche impedito di assumere altri in quello stesso ruolo (almeno per un certo periodo di tempo)?
Mi ricordo (ma vado a memoria) che in caso di non riconferma di un tempo determinato, comunque non posso assumere altri nello stesso ruolo (credo sia un vecchio escamotage per impedire "magheggi" poco professionali) ... ma potrebbe essere che non valga la stessa regola per il vostro contratto nazionale ...

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faustoplex
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Re: tempo determinato

Messaggio da faustoplex »

Caro Kobram,
non saprei dire se esista un "automatismo" legale ad impedire una successione di contratti a termine come quella da te descritta.
Forse solo le valutazioni di un giudice del lavoro cui approdasse un caso simile potrebbero decidere sul punto, specialmente se il giudice si mettesse ad esaminare, prima di tutto, la fondatezza del termine apposto al contratto.
Per il poco che so, credo che il contratto a termine trovi la sua ragion d'essere nella temporaneità dell'esigenza produttiva. Una volta data per certa questa condizione, si passa a parlare del modo in cui si applica l'istituto del contratto a termine, ossia rispettare i tempi tra un contratto e l'altro, la durata massima, le indicazioni particolari stabilite dai contratti collettivi.
Una successione di contratti a termine stipulati dal datore di lavoro anche con diversi lavoratori, anche inquadrati con livelli differenti, potrebbe in effetti mascherare la volontà di far fronte ad esigenze costanti del cinema facendole passare per temporanee.
E' noto, del resto, che molti cinema adducono a giustificazione del termine l'uscita di "film", anche quando i film non escono.
Sulla differenziazione dei ruoli, vi è poi da dire che vi sono cinema che l'hanno usata, ed altri che hanno rimescolato le mansioni assegnandole un po' a tutti. In proposito, credo che un giudice andrebbe a vedere le mansioni in concreto svolte dai lavoratori.
In generale conviene stipulare contratti formalmente inattaccabili, a prova di bomba. Fatto questo, per il lavoratore resta la parte più difficile, giacché stabilire cosa sia temporaneo e cosa non lo sia richiede una valutazione nel merito dell'attività. E la maggior confusione potrebbe emergere proprio nella ricognizione delle effettive professionalità ed attività del settore, non sempre così chiaramente desumibili dal contratto collettivo.
Insomma, corrono tempi duri, e i film al cinema possono pure sembrare un fatto strano. Un po' come al lavoro i lavoratori.
Ciao!
"Una volta accolto in noi, il male non chiede più che gli si creda" Franz Kafka

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