DISPOSITIVO MASCARINI

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Alvaro
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DISPOSITIVO MASCARINI

Messaggio da Alvaro »

Ho inserito questa discussione a parte perche', sebbene correlata, vuole essere solo esemplificativa, soprattutto per i non professionisti che consultano il sito

citazione da STIVMEN:
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Non si chiama parariccio ma è esattamente un dispositivo di sicurezza che interveniva al rompersi della pellicola nello sportello di proiezione e il suo nome se non sbaglio si chiama Mascherini
stefano
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inserita in:
DISCUSSIONI->GENERALI->HELP DI ESPERTI il 17/04/04 ore 00:01:33
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Interruttore o dispositivo di MASCARINI o MASCHERINI. Lo si trova citato con entrambi i nomi.
(G. Mannino Patanè-> Guida Pratica per l'operaore cinematografico)
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E' appunto un dispositivo che interveniva quando, strappandosi la pellicola al di sopra del rocchetto della Croce di Malta, il riccio superiore aumentava e spingeva l'archetto. L'alimentazione elettrica (6 V) era derivata dal trasformatore che alimentava la lampada eccitatrice (lampada di lettura della colonna sonora) . Ora e' stato sostituito con altri dispositivi, come ad esempio dei microswitch.



Sistemi di sicurezza : Dispositivo MascariniImmagine le foto le ho fatte il 27/03/04

L'interruttore di sicurezza riarmabile manualmente (fig. A) era appunto comandato dall'archetto (fig. C) che chiudeva un contatto elettrico e tramite il solenoide (fig. B) provvedeva allo sgancio dell'interruttore (apertura) e conseguentemente: immediato arresto del proiettore, spegnimento del raddrizzatore ed accensione delle luci in sala. Ora, come detto, e' stato sostituito da altri dispositivi che interagiscono con il sistema (fig. D), ma la funzione per cui nacque e' rimasta invariata.

alvaro

Alvaro
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DISPOSITIVO MASCARINI

Messaggio da Alvaro »

Questo dispositivo lo conosciamo tutti o quasi. E’ molto probabile che andando avanti con la tecnologia esso scompaia del tutto, soppiantato da più moderni ed efficienti sistemi di controllo o sia del tutto assente come nel caso dei proiettori digitali. In questi ultimi ci sono ben altri dispositivi di controllo e sicurezza.

Non ho notizie precise sul “Dispositivo Mascarini”, bisognerebbe fare delle ricerche e io non ne ho il tempo. Più o meno direi che esso risale al periodo tra le due guerre, attorno agli anni trenta e, certamente, sarà stato brevettato. Qualche notizia in più mi pare che la abbia scritta Kino su questo forum.

Coloro che hanno lavorato e/o lavorano ancora con proiettori un po’ datati sicuramente lo hanno ben presente, ma per comprendere meglio la sua importanza bisogna per un attimo dimenticare la cabina di proiezione come siamo abituati al giorno odierno e fare un salto indietro di più di mezzo secolo.

Allora in una cabina non avremo trovato i piatti, l’avvolgifilm a motore, la giuntatrice, il laser, il reverse-scan e via dicendo, ma nemmeno le nostre tanto amate lampade allo xenon.

Una cabina di allora avrebbe avuto un aspetto molto simile a quella di adesso, ma avremo trovato un proiettore con lanterna a carboncini, un convertitore rotante (specie di dinamotore) al posto del raddrizzatore o qualche primo raddrizzatore ovviamente con elementi all’ossido di rame o al selenio (ma credo che siano posteriori), un avvolgifilm a manovella, un armadietto metallico come portabobine in cui riporre il film, la classica boccetta dell’acetone con cui fare le giunte, amplificatore valvolare rigorosamente mono, bobine interamente in metallo, la scomponibile, l’oliatore, il pacco dei carboncini ben custodito per evitare che si inumidissero, un quadretto elettrico con interruttori anche di tipo a coltello quasi sempre realizzato su una lastra di marmo, e via così.

Il proiettore sarebbe stato caratterizzato dal fatto di avere le bobine superiore ed inferiore non libere come oggi ma protette da pesanti coperchi in metallo, detti “scatole parafuoco o scatole parafiamma” e all’uscita/ingresso delle due “scatole parafiamma” ci sarebbero stati i corridoi tagliafiamma o smorzafiamma. Sempre un paio di rulli ma con un sistema apribile/richiudibile che facevano parte integrante del percorso della pellicola. Servivano, appunto, in caso di incendio della pellicola a cercare di smorzare il fuoco privandolo dell’aria per evitare che giungendo alla pellicola avvolta nella bobina essa prendesse fuoco.

Un episodio del genere è stato immortalato da Tornatore in “Nuovo cinema Paradiso”.

La vita del proiezionista era un po’ più movimentata di oggi: tutte le operazioni erano svolte manualmente e a complicare un po’ di più le cose c’era pure il fatto che la macchina da proiezione funzionava a carboncini, con i noti problemi della non perfetta costanza e linearità di avanzamento di questi man mano che si consumavano, cosa che richiedeva la pressoché sistematica vigilanza, controllo ed intervento correttivo da parte dell’operatore; la pellicola era in celluloide agli inizi, quindi altamente infiammabile, in seguito venne soppiantata (credo dal triacetato), molto meno pericoloso fino ad arrivare al poliestere di oggi. Inoltre l’operatore doveva pure rigirare a mano i tempi del film (ora si mettono sul riavvolgitore, si accende il motore e quando è riavvolto si ferma da solo, quando e se non ci sono i piatti a ciclo continuo).

Uno scoglio non da poco erano le giunte: venivano fatte raschiando l’emulsione della pellicola fino a lasciare il substrato di celluloide bello pulito su uno spezzone e sull’altro raschiando la celluloide dal lato opposto all’emulsione per pulirla e assicurare una miglior presa da parte dell’acetone. Quindi si prendeva il “tappo” della boccetta dell’acetone (che aveva una forma conica e pescava dentro all’acetone contenuto nella boccetta di vetro e - chissà’ perché queste boccette erano sempre di colore verde o blu), si stendeva un filo di acetone sulla parte di raschiata e pulita e rapidamente la si poneva a contatto con l’altra parte; la si teneva pressata per un po’ di secondi e l’acetone operava la giunta fondendo assieme i due spezzoni di pellicola.

Naturalmente una giunta di questo tipo poteva riuscire male, vuoi perché la pellicola fosse stata pulita male, vuoi perché fosse stata pressata male o altre cause, insomma non era inusuale (attenzione: inusuale, non sistematico) che una giunta mollasse, ovvero che la pellicola si strappasse. A ciò, poi, potevano concorrere altri fattori, quali ad esempio la mancanza di qualche buco nella perforazione, il bordo della pellicola danneggiato in corrispondenza di qualche perforazione, ed ecco la frittata: un bello strappo di pellicola nel momento meno opportuno.

I punti più critici in cui poteva verificarsi lo strappo erano tre: per primo sul rocchetto della croce di malta, seguito a ruota dal riccio superiore all’ingresso dei pattini e a volte lungo il percorso dalla cdm alla bobina raccoglitrice per via del percorso che prevede il piegarsi della pellicola per passare nei rulli fino ad essere agganciata dai denti del rocchetto di recupero.

Lo strappo sul rocchetto della cdm avveniva tra l’uscita della pellicola dai pattini e l’ingresso sul rocchetto vero e proprio della cdm. Questo era “lo strappo” più frequente.

Questo strappo comportava ovviamente che la pellicola dopo il rocchetto della cdm proseguisse nel suo percorso richiamata dal rocchetto inferiore (o rocchetto di riavvolgimento), mentre quella prima del rocchetto si fermava nel quadruccio, tenuta ferma dalla pressione dei pattini sui contropattini ed esposta alla luce e al calore della luce proveniente dalla lanterna: il risultato era che si bruciava il fotogramma in proiezione e da lì, con le pellicole in celluloide, l’incendio si propagava al rullo superiore o perlomeno alla parte di pellicola che intanto il rocchetto superiore (o rocchetto di svolgimento) continuava a svolgere dal rullo superiore e ad ammassare sulla parte superiore del proiettore. Data l’abbastanza elevata velocità di scorrimento della pellicola (24 ftg/sec) ritrovarsi con parecchi metri di pellicola arruffata da tutte le parti era un attimo. Poi poteva anche capitare che la pellicola, nel trasbordare, potesse essere agganciata dall’altro rocchetto o finire inevitabilmente in mezzo ai rulli della macchina ancora in funzione.


Anche la tempestività di intervento dell’operatore poteva essere troppo tardiva ad evitare qualche grosso guaio. Se tutto andava bene, prima di fermare a mano la macchina da proiezione, ci si ritrovava con un fotogramma carbonizzato e un po’ di pellicola rovinata dal calore (tutto il gruppo pattini/contropattini scalda moltissimo a causa del calore proveniente dalla lanterna) oltreché una certa quantità di pellicola “arruffata” nella parte superiore del proiettore. Ci si fermava, si rimetteva in macchina e si ripartiva: la giunta riparatrice sarebbe stata fatta dopo, in sede di riavvolgimento del rullo.

Lo strappo su riccio superiore, sempre dovuto al cedimento di una giunta mal riuscita o per altre cause produceva, invece, l’ammucchiarsi di pellicola sulla parte superiore del proiettore, il suo trasbordare sulla macchina e ritrovarsi con parecchi metri di pellicola “arruffata”, quando non veniva in contatto con parti particolarmente calde della macchina e di produceva un incendio.


A porre fine, o almeno a limitare considerevolmente i danni e i pericoli derivanti, contribuì l’invenzione di un sistema che permettesse simultaneamente di fermare la macchina da proiezione e a “spegnere” la lanterna nel caso in cui la pellicola si fosse strappata sul rocchetto della cdm o sul riccio superiore (casi prima descritti). L’inventore di tale sistema fu un certo Mascarini. A tutt’oggi tale sistema, rivisto e migliorato, porta ancora il suo nome.

Non so se il primo dispositivo Mascarini fosse solamente meccanico o fosse elettromeccanico, ossia non ho notizie in merito per cui non so se all’inizio esso operasse solo intercettando la luce dalla lanterna (come fa oggi la moderna serrandina) e/o se operasse sulla globalità della macchina da proiezione. So solo che sia nel Microtecnica (su cui imparai) e sulle Fedi che utilizzai per anni il concetto di funzionamento era identico, anche se differivano le forme e le dimensioni dell’attuatore ad archetto che caratterizza proprio il dispositivo Mascarini.

Passo ora a descrivere il suo funzionamento facendo riferimento alle foto sopra.

Nella foto C si vede un particolare della testa di proiezione di una FEDI X° B e nella fattispecie è fotografato l’archetto del dispositivo Mascarini. Guardando attentamente, sotto la lettera F di Fedi si nota la parte fissa di detto dispositivo ed il suo contatto elettrico, isolato tramite una boccola di bakelite nera dalla massa. Sulla sua destra, poco più in alto, si nota invece il corrispondente contatto elettrico facente parte della massa in metallo leggero dell’archetto.
L’archetto nella fotografia è a riposo, ovvero il contatto elettrico è aperto. L’archetto in questione è libero di muoversi in quanto alla sua base c’è il perno che fa da sostegno e fulcro. Tra il rocchetto superiore e l’ansa che forma la curvatura dell’archetto viene fatto il riccio superiore della pellicola. Se la pellicola si strappa (ora è assai raro che ciò accada) tra i pattini ed il rocchetto, ovvero si strappa sul rocchetto della cdm, la pellicola non scorre più nei pattini in quanto manca la trazione a scatti della cdm, anzi, quella che c’è rimane ben ferma pressata dai pattini contro i contropattini. Tuttavia il motore continua a girare e di conseguenza il proiettore. Ciò fa si che il rocchetto superiore (visibile nella foto C) continua a prendere pellicola dalla bobina e a mandarla verso il “gruppo obiettivo”. Di conseguenza, mancando come detto la trazione della cdm, la pellicola non scorre ed il riccio superiore aumenta. Aumentando esso si raccoglie dentro l’ansa dell’archetto e lo spinge verso l’alto. Spingendolo verso l’alto il contatto elettrico ad esso fissato si abbassa fino a toccare quello fisso e chiude elettricamente il circuito, dando la massa ad un solenoide (o bobina) visibile in alto al centro nella figura B (cilindretto verde). Questa bobina è fissa da un lato (alla sua destra sotto il mammut nero nella foto B è visibile il sistema di fermo) mentre dentro ad essa scorre un cilindretto metallico (o pistoncino) che è fissato al sistema di scatto meccanico dell’interruttore di sicurezza (visibile sempre nella foto B al di sotto della bobina). Quando questa bobina è alimentata, essa per forza elettromagnetica attrae il pistoncino che si introduce all’interno di essa, trascinando con se il braccetto della leva di scatto. Ciò provoca il liberarsi della camma di fermo del meccanismo di armamento dell’interruttore e la molla di scatto (visibile nella foto B dietro la bobina) attua meccanicamente lo scatto dell’interruttore elettrico. Questo interruttore ha dei contatti sia normalmente chiusi che normalmente aperti che invertono il loro stato nel momento dello scatto dell’interruttore, ovvero quelli chiusi si aprono e quelli aperti si chiudono.

Lo scatto di questo interruttore, a seconda di come viene collegato, può operare varie forme di intervento, ma solitamente attua, contemporaneamente:
spegnimento del motore del proiettore, spegnimento del raddrizzatore, spegnimento del trasformatore del banco del proiettore, accensione della/e luce/i in sala.

Parlando in fotogrammi, tra lo strappo della pellicola sulla cdm e l’intervento del dispositivo Mascarini passano pochi ftg. A parte l’inerzia del rotore del motore, ci si ritrova al massimo con 1 sec. di film svolto sulla parte superiore del proiettore, ma con tutto fermo e la lanterna spenta. Male male che possa andare si arrostisce 1 ftg.

Tale dispositivo venne reso obbligatorio per cui tutti i Costruttori di proiettori lo adottarono. Quello che ho descritto non è quello (certamente) originale del Mascarini ma una sua evoluzione, anche se, praticamente, il concetto è rimasto invariato.

Se tale dispositivo ha rappresentato una vera rivoluzione aveva anche dei limiti: ad esempio non poteva certamente intervenire in caso di mancanza o danneggiamento di un bordo della pellicola o se essa si fosse strappata all’ingresso della bobina raccoglitrice. Nella foto D invece una sua evoluzione: un V5-MI porta dei “sensori” a rotella. Questo sistema permette di fermare il proiettore anche se mancassero o fossero danneggiate delle perforazioni sulla pellicola, sia sul lato sx che dx contemporaneamente quanto indipendentemente.

Trovo quindi doveroso concludere questo articolo (magari barboso) con un ringraziamento
in memoria del signor MASCARINI


ciao - alvaro

Dyesebel
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Iscritto il: mer mar 11, 2009 12:52 am

Re: DISPOSITIVO MASCARINI

Messaggio da Dyesebel »

Ho letto la ricostruzione sul funzionamento dei vecchi proiettori e di quanto avveniva qualche anno addietro. Non sono un proiezionista, almeno non lo sono più diventato ma praticamente l'ho fatto per circa quattro anni in una vecchia sala parrocchiale di un paesino del sud, il fine settimana ed era esattamente come in Nuovo Cinema Paradiso: l'ho fatto tra i sette e gli undici anni sul finire degli anni settanta!! Il proiettore era semplicissimo, per ciò che ricordo ed è vero che il punto di più frequente rottura era a livello dei pattini (penso si chiamassero così), ma il fatto che potesse realizzarsi un incendio non era così immediato: si spegneva subito la macchina e si aveva il tempo di tagliare il pezzo di pellicola subito a monte della rottura che si era probabilmente bruciato e poi... udite udite si ricongiungevano i due capi con il nastro adesivo, si avvolgeva il pezzo incriminato e si riposizionava la pellicola a valle trai rulli. C'è da dire che la rottura della pellicola era anche un evento abbastanza raro, in quanto poteva succedere solo se si metteva in tensione la pellicola tra i pattini invece di lasciarne un po' in eccesso a monte e a valle; se poi durante la proiezione la pellicola avesse cominciato a tendersi bastava utivizzare una matita con delicatezza per ripristinare le cose prima che la pellicola entrasse realmente in tensione. Grazie per avermi ravvivato qualche ricordo soffocato nella nebbia del tempo.

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Antonio Marcheselli
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Re: DISPOSITIVO MASCARINI

Messaggio da Antonio Marcheselli »

Vedo solo ora questo messaggio da approvare :)

1. hai sbagliato sezione
2. Evidentemente non utilizzavi pellicola in nitrato. Quella quando prendeva fuoco era una miccia. Ti consiglio di visitare www.film-tech.com sezione video e cercare il video della pellicola in nitrato, fa impressione.

Se vuoi continuare la discussione, apri una nuova discussione in sezione opportuna.

Ciao
Antonio
Sono sale per grandi pubbici e ciò rende doverose proiezioni per grandi popolazioni
Spettatore Anonimo

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