Velvet, che devo dirti, se sei un fotografo professionista, me ne sto. Solo che mi sembra davvero strano, nel senso che ho collezionato parecchie copie 35mm in passato, e a dire il vero sono stati molto rari i casi in cui le stesse erano superiori alle copie dello stesso film in alta definizione ( mi viene in mente Eyes wide shut) e in D-cinema dovrebbe essere ancora meglio.
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FRANKENSTEIN, JR. , UCI Fiume Veneto sala 2 - Nexo Digital
Re: FRANKENSTEIN, JR. , UCI Fiume Veneto sala 2 - Nexo Digit
Non fraintendermi. Non volevo parlare di superiorità o inferiorità, semplicemente di un "trattamento" aggiuntivo all' immagine.
La fotografia di Young Frankestein è peculiare, nel senso che è volutamente molto contrastata; non a caso Mel Brooks fece ricorso a Gerald Hirschfeld, direttore della fotografia che si fece le ossa proprio negli anni '40 sulle pellicole dell'epoca e per l'occasione fece una ricerca sull'uso delle luci e della pellicola nei film di riferimento per quel lavoro (La moglie di Frankenstein e Frankenstein).
Per ottenere i risultati voluti (un look simile alle vecchie pellicole, addirittura esagerandone le caratteristiche peculiari) fece ricorso ad un'uso spinto del controluce e dello sviluppo forzato per accentuare i contrasti. Ecco, questi contrasti "esagerati" con frequenti neri pieni e bianchi bucati nella medesima scena, rendono molto visibile il trattamento digitale in post-prod della versione HD-cinema.
Eyes wide shut invece me lo ricordo bene alla presentazione al festival del cinema di Venezia, proiettato -ovviamente in pellicola, era il '97- sull'enorme schermo della sala Palagalileo. Mi colpì la visibilissima grana nelle scene indoor, quelle girate nella villa, probabilmente dovuta all'utilizzo di pellicola ad alta sensibilità con pushing in sviluppo. D'altronde sappiamo come K. amasse girare le scene d'atmosfera con luci il più possibile vicine alla realtà, e quindi molto basse.
La fotografia di Young Frankestein è peculiare, nel senso che è volutamente molto contrastata; non a caso Mel Brooks fece ricorso a Gerald Hirschfeld, direttore della fotografia che si fece le ossa proprio negli anni '40 sulle pellicole dell'epoca e per l'occasione fece una ricerca sull'uso delle luci e della pellicola nei film di riferimento per quel lavoro (La moglie di Frankenstein e Frankenstein).
Per ottenere i risultati voluti (un look simile alle vecchie pellicole, addirittura esagerandone le caratteristiche peculiari) fece ricorso ad un'uso spinto del controluce e dello sviluppo forzato per accentuare i contrasti. Ecco, questi contrasti "esagerati" con frequenti neri pieni e bianchi bucati nella medesima scena, rendono molto visibile il trattamento digitale in post-prod della versione HD-cinema.
Eyes wide shut invece me lo ricordo bene alla presentazione al festival del cinema di Venezia, proiettato -ovviamente in pellicola, era il '97- sull'enorme schermo della sala Palagalileo. Mi colpì la visibilissima grana nelle scene indoor, quelle girate nella villa, probabilmente dovuta all'utilizzo di pellicola ad alta sensibilità con pushing in sviluppo. D'altronde sappiamo come K. amasse girare le scene d'atmosfera con luci il più possibile vicine alla realtà, e quindi molto basse.