Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

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Walter
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Walter »

Veramente l'ho rivisto 3 o 4 volte ma non colgo la stranezza del secondo.. :confuso:
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Antonio Marcheselli
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

Alla fine dà i numeri. Legge proprio dei numeri!
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Walter »

Allora mi sa che hai linkato il video sbagliato perchè di numeri non ne dice neppure uno....
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

Ah scusa il secondo!

Ma secondo te un treno Venezia-Trieste passa per Barletta? :D :D :D
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Walter »

Forse in UK hai perso l'uso della lingua Italiana :hahaha: .

dice PER venezia-Trieste (è anche scritto nel fumetto sotto)
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

uops!
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/ar ... 9095.shtml
Treno con 7 ore di ritardo:proteste
Taranto,sui vagoni riscaldamento guasto

L'intercity 1641 Milano-Taranto, partito venerdì dal capoluogo lombardo, è giunto con sette ore di ritardo a destinazione. I passeggeri hanno protestato con i funzionari locali di Trenitalia perché, oltre ai problemi causati dal maltempo, il treno ha dovuto fermarsi anche per un guasto e uno dei vagoni aveva l'impianto di riscaldamento fuori uso. Molti hanno avanzato anche richiesta di rimborso.
Quando il mio Eurostar arrivò con 5 ore di ritardo però non sono finito su Internet!
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

http://www.repubblica.it/2009/12/sezion ... accia.html
Privo di biglietto perché impossibilitato a farlo mostra i soldi
al controllore. Ma viene costretto a scendere dalla polizia ferroviaria

Quel ragazzo senza bracciasul treno dell'indifferenza
di SHULIM VOGELMANN

Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza
CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.
L'autore è scrittore ed editore
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

A chi credere?

http://www.repubblica.it/2009/12/sezion ... scuse.html
Le Ferrovie rispondono all'articolo di Repubblica
"Siamo scrupolosi e rispettosi verso i clienti"
Il disabile discriminato sul treno
Le Fs: "E' rimasto sul vagone"
Un testimone: "Toni bruschi dalla capotreno e dagli agenti Polfer
ma un altro controllore si è comportato in modo ineccepibile"

Il disabile discriminato sul treno Le Fs: "E' rimasto sul vagone"
ROMA - Un caso da prima pagina. La storia del ragazzo senza braccia e senza biglietto, raccontata nell'articolo di Shulim Vogelmann, su Repubblica. Un diversamente abile che, privo di biglietto perché impossibilitato a farlo, aveva mostrato i soldi al controllore. Per poi essere costretto a scendere dalla polizia ferroviaria alla stazione di Foggia nel silenzio degli altri passeggeri.

Questa mattina un primo comunicato. "Quanto descritto nell'articolo pubblicato da la Repubblica merita tutta l'attenzione del Gruppo Ferrovie dello Stato, che porge comunque le sue scuse al passeggero". Sul nostro sito, centinaia di commenti e interventi. E l'indignazione di tutte le forze politiche.

La versione delle Ferrovie dello Stato. Sulla base dei primi rilievi della propria indagine interna, le Fs hanno in serata affermato: "Il viaggiatore non è mai stato fatto scendere dal treno, il biglietto gli è stato acquistato a Foggia dal personale di bordo. Il Gruppo Fs è da sempre attento e sensibile ai diritti dei diversamente abili".

La capotreno in servizio sull'Eurostar 9354 Bari-Roma di domenica 27 dicembre, durante le operazioni di controllo dei biglietti ha riscontrato che un viaggiatore privo del braccio sinistro ma in grado di parlare in modo corretto, era senza biglietto. L'ha quindi informato delle regole di ammissione sul convoglio. "Considerata la particolare condizione del passeggero - si legge sul comunicato ufficiale delle Fs -, risulterebbe che la Capotreno si sia ulteriormente attivata per consentire al cliente di proseguire il viaggio sullo stesso treno e senza alcuna sanzione. Per questo è scesa durante la sosta a Foggia provvedendo a recarsi in biglietteria e acquistando il biglietto per conto del passeggero".

Questo è confermato anche dalla nota della Polizia di Stato che riferisce: "il personale (...) agendo con tatto e umanità (...) ha convenuto di adoperarsi in prima persona per regolarizzare il viaggiatore stesso per il medesimo treno". La relazione della Polizia si chiude precisando che "il disabile ha proseguito il suo viaggio a bordo dello stesso treno, in quanto la soluzione trovata dal personale di Trenitalia ha garantito, con indubbio buon senso, sia il diritto di assistenza e quello di mobilità del disabile, che la doverosa applicazione dei regolamenti ferroviari". Fs dichiara anche che proseguirà nell'approfondimento dei fatti fino al chiarimento definitivo della vicenda.

La testimonianza. Alcuni viaggiatori presenti alla scena hanno inviato le loro testimonianze sul sito di Repubblica.it. Secondo quanto scrive un testimone, l'atteggiamento degli altri passeggeri non è stato affatto indifferente. "Sono uno dei passeggeri che si trovava accanto al ragazzo nel 'famigerato' viaggio - si legge in uno dei commenti -. Mi permetto di rettificare l'articolo (...). E' vero, la ragazza e i due agenti della Polfer saliti alla stazione di Foggia si sono rivolti al giovane romeno con toni francamente evitabili, ma parlare dell'indifferenza dell'intero vagone è assolutamente scorretto - conclude -. Su richiesta della ragazza è infatti intervenuto un altro controllore e il suo comportamento è stato ineccepibile. Ha evitato che il ragazzo disabile pagasse la tratta precedente (a suo rischio) e si è impegnato personalmente a comprargli il biglietto con la modalità self service senza ulteriori sovratasse".
Commento. Se le ferrovie si sono comportate in modo ineccepibile come hanno detto, perché il link dell'articolo si chiama "fs-scuse"? Cosa ci faceva la polizia ferroviaria sul treno?
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

LOL

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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Gianluca Breda »

sempre piu' sdegno... mi piacerebbe sapere quanto mi costa mantenere tutta quella gente -.-
Ti conviene cercare un lavoro migliore, i proiezionisti vanno a letto tardi, sono pagati poco e vedono la vita passare attraverso una finestrella di ispezione.

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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

Poi ci vengono a dire che c'è la grisi e che non ci si fa...
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Re: Ferrovie Italiane - dopo il fuoco, il disservizio

Messaggio da Antonio Marcheselli »

Ma comunque c'è il Frecciarossa che tiene alta la bandiera

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/ar ... 0449.shtml
Frecciarossa, il 70% in ritardo
Indagine dei pm sui treni veloci

Da Roma a Milano in meno di tre ore. Ma solo in teoria, perché la realtà dei nuovi treni super veloci, i cosiddetti "Frecciarossa", è ben diversa. Lo dimostra uno studio avviato dalla procura di Torino dopo i disagi di fine d'anno. Come racconta il quotidiano La Repubblica, su 420 treni monitorati, 300 sono arrivati a destinazione con un ritardo superiore ai 15 minuti. Diversi in dati nelle mani di Trenitalia.

Secondo l'azienda, che allunga il periodo campione rispetto alla procura, solo il 25% dei treni dal 13 dicembre al 5 gennaio, è arrivato al capolinea con oltre 15 minuti di ritardo. Ma se il periodo campione si accorcia nei primi dieci giorni di servizio, come ha fatto il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, i dati sono ben diversi. Un centinaio degli oltre 400 Frecciarossa monitorati è arrivato a destinazione con meno di 15 minuti di ritardo. Oltre 300 sono i treni con ritardi superiori al quarto d'ora. Per trenta treni si parla di ritardi che vanno dalle due alle cinque ore. E tutto questo senza considerare il periodo pre natalizio dei disagi dovuto al maltempo.

Trenitalia però si difende. L'amministratore delegato del gruppo, Mauro Moretti, parla di periodo di rodaggio necessario per una rete ferroviaria che sconta ritardi storici. "Stiamo parlando di mille chilometri di rete ad alta velocità e di 110 treni veloci al giorni", afferma Moretti. In effetti le cause che portano ai ritardi sono molteplici: da quelle naturali come il maltempo, dai guasti tecnici, all'arretratezza storica delle reti, a cause che dipendono da altri operatori ferroviari.

E poi, come fanno sapere dall'azienda, molti dei ritardi restano sotto il quarto d'ora, un tempo considerato accettabile, "in linea con la prassi europea": il cosiddetto quarto d'ora accademico. Purtroppo però molti viaggiatori, affidandosi fino in fondo alla pubblicizzate proprietà del treno superveloce, perdano coincidenze con altri treni, aerei ed importanti appuntamenti di lavoro.
La prassi Europea è BEN DIVERSA e lo sanno benissimo. Non sono riusciti a fare una carta del viaggiatore comune perché Trenitalia non accettava come regola di considerare in ritardo tempi superiori ai 5 minuti, come fanno in tanti altri paesi europei.

L'altro giorno quando ho preso il treno da Gatwick a Reading, erano segnalati "ritardi" di 1-2 minuti su un paio di treni. I nostri cartelloni partono da 5.
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