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La "maledizione" del digitale: via dai cinema i proiezionisti
Scalzati dalle nuove tecnologie, gli operatori di cabina dei cinema rischiano il posto. Ma avvertono: “La nuova tecnologia non è infallibile, serve personale che controlli”. E ricordano le interruzioni al Festival di Venezia e alla Festa del cinema di Roma per un hard disk che faceva i capricci. La denuncia ad Affaritaliani.it di Simone, 33 anni, quasi ex proiezionista al Parco Leonardo
Mercoledì, 25 gennaio 2012 - 13:18:00
di Laura Pesino
Tanto non li vede nessuno. Soli e senza gloria. Chiusi dietro le finestrelle dei cinema, nascosti nelle cabine a maneggiare proiettori e pellicole per garantire che in sala tutto proceda regolarmente e il pubblico pagante si goda lo spettacolo. Senza errori, senza interruzioni e senza problemi. Un po' come accadeva nel film di Tornatore, Nuovi Cinema Paradiso.
Sono i proiezionisti, specie in via d'estinzione. Ultimi esemplari di una categoria scalzata dall'era del digitale, tanto facile, veloce ed economica quanto fallace se non governata da una mano sapiente. Dall'epoca dei fratelli Lumiere hanno preparato le macchine, montato e riavvolto pellicole, sovrintendendo al perfetto funzionamento dei complicati ingranaggi. Ma tant'è, oggi “serve meno personale”. Tanti saluti. E la lotta per la sopravvivenza degli invisibili proiezionisti, di fronte alle manifestazioni di piazza e agli scioperi di ben altre categorie lavorative, fa poca notizia.
Simone, 33 anni, è uno di loro. E il 29 gennaio prossimo sarà il suo ultimo giorno di lavoro da operatore di cabina nel cinema più grande d'Europa, l'Uci di Parco Leonardo, a Fiumicino. Come lui, assunto con contratto a termine, rischiano il posto anche altri colleghi che quel cinema lo hanno visto aprire. Il motivo? I proiettori digitali stanno sostituendo quelli a pellicola, dunque servono meno braccia.
“Per come stanno oggi le cose – spiega Simone – i proiettori digitali danno molti più problemi di quelli a pellicola e la presenza costante di un operatore è in realtà quanto mai indispensabile. Nessuno nega il diritto di passare alle nuove tecnologie, ma tirare in ballo la storia che occorre meno personale, come si fa di solito in questo Paese, è una grande falsità. Non è accaduto questo, per esempio, al multiplex The Space di Parco De' Medici, che è passato completamente al digitale e oggi è il cinema che lavora di più”.
L'errore poi è dietro l'angolo. Mentre tutti si occupano di tessere le lodi della tecnologia digitale, dimenticano la brutta figura al Festival del cinema di Venezia del 2009. Durante la prima del film “Tra le nuvole”, di Jason Reitman con George Clooney, la proiezione si interruppe tre volte, nello stesso punto del film, a causa di un cluster rovinato. A George Clooney, seduto in sala, toccò fare uno show dal vivo per intrattenere il pubblico. Ma nessuno parlò di problema tecnico.
Stessa sorte toccò alla Festa del cinema di Roma nel 2010, quando la proiezione del restauro La Dolce vita si bloccò per 15 minuti, con tanto di abbandono della sala da parte del pubblico stizzito.
Prova che il digitale dunque è tutt'altro che infallibile. Alcuni operatori di cabina e tecnici che lavorano alla Cineteca nazionale, insieme alle loro rappresentanze sindacali, denunciano poi che la questione del digitale è stata affrontata superficialmente da chi, adottando le nuove tecnologie, ci guadagna. Circa 80mila copie di film sono infatti conservate alla Cineteca nazionale. Oggi un proiettore a pellicola è perfettamente in grado di visionare anche materiale cinematografico molto vecchio. “Ma siamo sicuri – si chiedono gli operatori – che fra 100 anni un film in formato Dcp potrà essere letto correttamente? Di quanti e quali macchinari dovrà dotarsi una cineteca per riuscire a visionare tutto il materiale in futuro? E poi, gli hard disk che conterranno i film saranno davvero esenti da errori e da malfunzionamenti?”.
Nel forum dei proiezionisti da anni si sollevano questi dubbi, ma l'opinione pubblica risponde che il progresso non si può fermare. Ora però i nodi vengono al pettine. “Meglio tardi che mai – dicono ancora i tecnici – ma ora sarà molto più difficile giungere a un risultato positivo visto che le grandi catene multiplex si sono convertite al digitale licenziando personale ovunque. L'Uci, a Roma, ha solamente due proiettori 35 mm; al multiplex Lux, su dieci sale, ne restano soltanto tre. Cosa potranno fare i gestori, tornare di nuovo ai proiettori a pellicola che intanto stanno uscendo fuori produzione?”.
Beh che dire...
Senza parole...
Stefano